Ciao, omini focaccina! Come state?
Questa è una di quelle notti in cui meritate una storia prima di addormentarvi.
E le storie, lo sapete bene, piace raccontarle a me.
Salite tutti sulla mia Delorian volante, perchè tra poco vi porterò
indietro nel tempo di qualche giorno.
29 Maggio. Gallarate. Vasca lunga all'aperto.
L'ultimo appuntamento della stagione. L'unico per cui mi fossi veramente preparato quest'anno.
50 stile, al mattino.
100 rana, al pomeriggio.
L'avvicinamento alla gara era stato degno di Rocky quattro.
Dieci allenamenti di testa, cuore e gambe.
Accanto a me, in ogni istante, il Batman dei palazzi.
Oramai anche voi non vi stupite più di nulla.
Naturalmente conosceva un modo infallibile per tirarmi a lucido, facendomi perdere peso
senza che la mia forza ne venisse intaccata.
"Claudiano, impara dal Codice! Se vuoi asciugarti...usa l'acqua!"
Cretino io che non ci ho pensato prima.
Con il piglio di una suora (manco a dirlo, con la pancia) dell'asilo mi costringeva a bere tre litri
d'acqua al giorno.
Raggiunsi il peso forma di settantatre chili, che, con petto e braccia depilate mi davano l'aspetto
di un manichino della vetrina di Boggi.
La vigilia ero ad Alassio. Come i campioni veri, in ritiro.
Ho passato una notte dolcemente agitata.
La mattina mi svegliai in ritardo.
Era strano, non ero in grado di leggere l'ora.
Fissavo ogni orologio che avevo per casa, e l'unica cosa che riuscivo a focalizzare erano quattro lancette colorate che giravano all'unisono.
In bagno non riuscii nè a lavarmi, nè a radermi, rendendo così quasi inutile lo sforzo della depilazione.
Nella doccia cercavo invano la fessurina per la moneta da venti centesimi.
Nonappena aprivo il rubinetto del lavandino, e le mie orecchie captavano il gorgoglio dell'acqua, le mie braccia si mettevano a mulinare.
Veloci. Potenti. Senza soluzione di continuità.
Nonostante tutto arrivai all'impianto in perfetto orario.
Il cielo era coperto. E la tempertura era di quelle difficili.
Scelsi di attivarmi nella tinozza.
Una vasca di dimensioni più ridotte, che è utilizzata per le competizioni di tuffi dalla piattaforma.
Entrai in acqua, per qualche bracciata.
Sentivo come frammenti di vetro perforarmi tutto il corpo, fin dentro le ossa.
Il freddo inibiva ogni mio movimento.
A breve ci sarebbe stato il mio cinquanta stile, l'ultimo allenamento prima dell'occasione da non fallire.
Il cento rana del pomeriggio.
Cominciai a prepararmi.
Slip scuro. Costumone. Cuffia. Occhialini. Maglietta. Pantaloni. Cappellino.
A breve avrei lasciato la mia squadra, per dirigermi, solo, verso i giudici per la chiamata.
Mi alzai e salutai affettuosamente tutti.
Mi misero in bocca una caramella per l'alito (perchè non si sa mai) e andai.
Era l'ora del cento rana.
Mi assegnarono i miei sette avversari della batteria.
Li conoscevo più o meno tutti. La maggior parte di loro non poteva rappresentare un pericolo per me.
Meglio, tutti a parte uno.
Un Robocop di due metri, con un petto gonfio come un canotto.
E' due anni che mi pettina senza pietà.
Ma questa volta avrebbe pianto lui.
Ci assegnano le corsie.
Io ho la cinque. Lui la quattro.
Nuoteremo vicini.
Mi spoglio.
Levo il berretto.
Ho i capelli cortissimi, come non lo sono mai stati.
Il mio avversario in quel momento ha capito quanto avrebbe potuto essere difficile pettinarmi.
Tolgo la maglia. I pantaloni.
Mi infilo gli occhialini. E infine, la cuffia.
Salgo sul blocco.
Sono tranquillo. Sicuro di me.
Delle mie urla. Del mio cuore.
Ad un certo punto però vengo assalito da un senso di vertigine. Di vuoto.
Sentivo ogni muscolo rilassato. Molle. Flaccido all'inverosimile.
Il mio pisello, invece, duro da far schifo.
I casi erano due.
O la caramella per l'alito era in realtà la mitica pillolina blu, oppure quella era la lapalissiana testimonianza che,
dopo dieci mesi di apatia, era finalmente finita la schiavitù dal manico molle.
Ancora cento metri e l'avrei scoperto.
A posto. Via!
Con tutta la forza nelle gambe mi getto in acqua.
Il mio ingresso non è buonissimo.
Comincia la mia subacquea.
Bracciata. Gambata. Testa fuori.
Il mio avversario è subito avanti.
Gli sono ad un metro.
Questo per me è un vantaggio.
Io controllo lui. Ma lui non può vedere me.
Ai venti metri alza la frequenza.
Io rispondo.
Gli sto attaccato.
Ai quaranta metri vedo che rallenta.
Ha un momento di sbandamento.
Sento di doverne approfittare.
Questa volta sono io ad alzare la frequenza.
Mi avvicino a lui.
Tocco il muretto con due mani.
Mi giro.
Subacquea.
Gambata. Bracciata. Testa fuori.
Gli sono davanti.
Adesso o mai più. In questi cinquanta metri avrei dato il massimo.
Le braccia raspavano, mentre le gambe mi tenevano altissimo.
Mi allungavo all'inverosimile fendendo l'acqua.
Ero snello. Ero veloce. Ti ricordi come chi?
Robocop al mio fianco non si vedeva.
Mi sentivo imprendibile.
Quando ai quindici metri vedo accendersi la luce della riserva.
Avevo dato tutto. Ero cotto.
Le braccia e le gambe erano due pesi morti.
Mi sentivo andare a fondo.
E il mio avversario si stava avvicinando.
Stavo mollando. Volevo arrendermi..quando..mi appare lei.
In fondo.
Stupenda. Luminosa.
Capelli sciolti sulle spalle e due occhi grandi come due fanali.
Era lei. Non potevano esserci dubbi.
Era la leggenda. Il sogno.
Era la fata del bordo.
Mi stava aspettando, a braccia aperte.
Dovevo solo fidarmi di lei, dovevo solo ricominciare a spingere, e lei mi avrebbe stretto a sè.
Sento le mie gambe e le mie braccia riacquistare vigore.
Gli ultimi dieci metri, come se fossero i primi.
Mi allungo, per il colpo di reni, e tocco le piastre gialle con tutta la forza che avevo in corpo.
Guardo a destra. Guardo a sinistra.
Nessuno prima di me.
La mia squadra festeggia a bordo vasca.
Questo può voler dire solo una cosa.
E' un personale con i fiocchi.
Alzo la testa verso il tabellone dei tempi.
E' davvero un personale con i fiocchi.
Mi abbandono in acqua.
Questa volta, per la prima volta dopo tanto tempo, non ho perso.
Lo stesso week-end Aleberta e Brad Pitt sono stati con la Sonia&Fulvio e Massi&Fede a Bibione.
E secondo voi...il fatto che io non ci sia stato mi dispensa dal fatto di darvi una mia versione dei fatti?
Assolutamente no.
Immaginatevi la scena.
La notte è serena. Il cielo immensamente frastagliato di stelle.
Nella tenda di sinistra Fulvio e la Sonia.
In quella di destra Massi e la Fede.
Le due coppie in un concerto di grida d'amore.
Nella tenda di mezzo...AleBerta e Brad Pitt.
La testa nel cuscino, a coprirsi le orecchie.
AleBerta:"Dani, siamo felici?"
Brad:"Ma stai zitto, e vedi di farmi un..."
...Questa sera il finale lo scegliete voi...
Ma sì che sono io
Un cuore solitario
E ringraziando Dio
non mi chiamo Mario
Io:"Giusy, tu che dai del tu a Vasco, cosa vuole dire qui?"
Giusy:"Che al bar di Ligabue sono tutti degli sfigati"
Fortuna che mio zio si chiama Pier, e Ligabue a Santa Maria Rossa non si è mai visto.
Stretti stretti.
Claudio.
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